L’anno è il 1979. Il giorno, forse non c’è bisogno di scriverlo, è l’8 marzo. Il luogo è Villa Gordiani, non nella sua parte più grande e conosciuta però, nell’altra, quella del sito archeologico.
È qui che 151 donne fanno la storia.
Gabriella Stramaccioni, una di loro, mezzofondista e futura maratoneta, poi prima presidente donna di un comitato provinciale Fidal (quello di Roma), ha avuto l’idea: correre tutte insieme, la mattina di un giorno feriale. Ne parla con Mauro e Ines, dirigenti della storica Polisportiva Roma 6 Villa Gordiani. Proviamoci. Ecco allora il percorso, tre o quattro chilometri, giusto per cominciare una storia, lo striscione, una platea di podisti fatta di studentesse e casalinghe.
C’è tanta voglia di correre, di prendersi un palcoscenico, di dire: è anche nostro. La Corsa della Donna si alza in volo e poi decolla, arriva persino a 5mila presenze nei primi anni ‘80, poi cambia pelle, subisce la concorrenza di manifestazioni dal significato più agonistico, ma resta sempre in piedi nonostante qualche interruzione. Senza mollare la sua culla, Villa Gordiani.
Consapevole di tutto il percorso fatto.Solo nel 1975 una circolare del ministero della Salute vietava alle donne alcune discipline sportive giudicate troppo faticose.
Di tempo e di chilometri ne sono passati, la percentuale femminile nella partecipazione ha raggiunto nelle corse podistiche italiane il 25 per cento. Certo c’è ancora tanto da crescere, ma una cosa è sicura: anche le circolari ministeriali, a volte, sbagliano.