C’era una volta Corri per il Verde. C’era e c’è ancora a distanza di più di cinquant’anni dalla prima volta. Un circuito di corse campestri: scritta così non è una grande notizia, chissà quanti ce ne sono. Se gratti un po’, però, ecco che compare la storia: i primi anni ‘70, le lotte per difendere il verde dall’assalto del cemento, la scoperta dei parchi archeologici, la Roma di periferia che si prende il centro del palcoscenico podistico, l’atletica che sta diventando anche jogging per poi arrivare alle grandi maratone di massa. Tutto nasce dalle idee di un ispirato giornalista, Giuliano Prasca, che inventa questo viaggio autunnale per la città. Villa Borghese e l’Insugherata (allora senza cinghiali…), la Caffarella e il Pineto, Centocelle e Cinecittà: verde curato, verde assediato, verde spelacchiato, verde da difendere.
Qualcuno pensa a vincere, molti soltanto ad arrivare. E a vedere il proprio nome sul giornale. Per quello, però, bisogna aspettare 48 ore: solo al martedì, e nell’edizione delle cinque del pomeriggio, il quotidiano “Paese Sera” pubblica classifiche e fotografie. Corri per il Verde è una mezza rivoluzione anche per un altro motivo: è la scoperta della corsa “per”, l’atletica come un modo per sostenere una causa, una formula che diventerà sempre più diffusa e che oggi alimenta gran parte del calendario podistico, a Roma e altrove.
La corsa, organizzata da sempre dall’Unione Italiana Sport per Tutti di Roma, è ancora viva e vegeta e si è sempre più specializzata in un promettente vivaio frequentato da migliaia di giovani. Non solo ricordi o memoria, ma anche progetti, futuro, sogni. Guardando l’Aniene a distanza ravvicinata o in mezzo alla bellezza mozzafiato di Ostia Antica. L’importante è correre. E farlo “per” qualcosa è ancora più bello.