Via della Conciliazione, la Corsa dei Santi, un testimonial d’eccezione, un campione olimpico, Marcell Jacobs. Certo, tutto giusto, didascalia perfetta. Oddio, perfetta no, manca qualcosa. Manca Dina, Dina Bauco, fiduciaria del Gruppo Giudici Gare della Fidal, la donna sorridente e orgogliosa che posa con la medaglia d’oro di Tokyo.
Certe volte non riusciamo a guardare oltre la copertina, ci fermiamo là davanti, incapaci di superare il primo sguardo e di chiederci per esempio: da chi e da cos’è fatta una gara di atletica? Da chi vi partecipa, naturale. Dal pubblico, ci mancherebbe. Ma anche da queste donne e uomini in bianco, che potrebbero starsene tranquillamente a casa e invece sono lì, attenti, con il regolamento come mantra e la consapevolezza di dover garantire a tutti le stesse condizioni.
Certe volte le loro sono maratone, montagne di batterie soprattutto di giovanissimi. Si comincia presto, si finisce tardi. A controllare che ci sia il medico, a misurare, a dare il via. E sì, perché c’è un giudice fra i giudici, lo starter. La sua è la figura più scenica, ne abbiamo conosciuti diversi. Luigi Meschini, con la sua voglia di trasmettere, proteggere l’atletica, la sua gente, la sua umanità, Gustavo Pallicca, al quale capitò di scambiare qualche parola con il grande Carl Lewis; oggi Mario Biagini, che da quasi ragazzino ai Mondiali contribuì a smascherare lo scandalo del salto allungato.
Forse bisognerebbe farci più caso, forse bisognerebbe parlarci, farsi raccontare quale sia la molla che li porta a vestirsi di bianco al caldo, al freddo, all’aperto, sotto un tetto, in strada, in pista, ovunque ci sia una gara da garantire. E allora scusaci Marcell, ma questa foto è per Dina. E per tutti i suoi colleghi.