Difficilmente nell’atletica il record del mondo si sposa con la medaglia d’oro. Ai Mondiali di atletica del 1987, nel giorno del trionfo di Maurizio Damilano, succede invece qualcosa di grande sulla pedana del salto in alto. Dove la bulgara Stefka Kostadinova conquista l’oro e consolida la sua arrampicata in cima al mondo. La ventiduenne dal piccolo e dolce neo sul volto, dopo aver rischiato grosso nel duello con Tamara Bykova a 2,04, superato solo alla terza prova, va oltre 2,06 e quindi prova 2,09.
L’asticella balla ma neanche troppo: Stefka stabilisce il suo terzo primato mondiale outdoor. Il pubblico dell’Olimpico l’ha già adottata e sugli spalti è tutto un “Alé ooh ooh”.
“Non dimenticherò mai quel giorno, il mio giorno perfetto”, dirà tanti anni dopo in un’intervista già nel nuovo ruolo di presidente del comitato olimpico della Bulgaria. L’Olimpico sarà solo l’inizio di una carriera luminosa che è stata anche una caccia al tesoro. L’oro olimpico è infatti arrivato soltanto nel 1996, ad Atlanta, dopo un continuo “non hai vinto, ritenta”. Il record della Kostadinova è tuttora in auge e in poche lo hanno avvicinato. Per l’Olimpico quell’anno fu d’oro. Poche settimane prima del volo di Stefka era stato il marocchino multidistanze del mezzofondo Said Aouita a stabilire il primato di 12’58”39 sui 5000 metri nel Golden Gala che aveva battezzato la nuova pista realizzata per i Mondiali. C’è ancora qualcuno che insiste sul fatto che a Roma fa troppo caldo e che quella dell’Olimpico non è una terra da record del mondo?