Il 2 settembre del 1987 esce nelle sale cinematografiche il film “Un ragazzo di Calabria”.
Il regista è Luigi Comencini, nel cast ci sono anche Gian Maria Volonté (l’allenatore-autista di pullman che porta di nascosto il protagonista Mimì sulla strada dell’atletica) e Diego Abatantuono (il papà, totalmente contrario alla passione sportiva del figlio).
Due interpretazioni da applausi. La storia è quella di Mimì, che si scopre velocemente sui tornanti della strada per andare a scuola e poi rimane ipnotizzato dalle immagini della tv che porta nelle case il fascino delle Olimpiadi di Roma. Tre giorni dopo, allo stadio Olimpico di Roma, un ragazzo di Calabria, per la precisione di Siderno, provincia di Reggio Calabria, diventa campione del mondo dei 3000 siepi.
Insomma, il film porta fortuna. E anche se il copione è frutto pure delle telefonate fra il regista e un altro ragazzo vincente del sud, Pietro Mennea (che com’è noto era pugliese, di Barletta), è probabile che proprio l’azzurro delle siepi sia stato una fonte di ispirazione per Comencini. Fatto sta che per Panetta è il giorno più bello: dopo il secondo posto nei 10000, ecco la medaglia d’oro. A colpi di coraggio. A metà gara cade il keniano Kipkemboi proprio nel momento dell’allungo del calabrese. Un allungo che diventa fuga. Una fuga che, falcata dopo falcata, porta a un successo in un Olimpico pieno, pienissimo. Un ragazzo di Calabria trionfa. E stavolta non è solo un film.