200 metri

Mezzo giro di pista, un arcobaleno di emozioni tra la curva e il rettilineo, sottolineate dal boato del pubblico. Venti secondi o qualcosa in meno per gli uomini, poco più di ventuno per le donne. Una prova di velocità che ha consegnato alla storia personaggi e sfide memorabili, andate ben oltre i confini dell’atletica. Poche e semplici regole. Come per i 100, è falsa partenza e si è subito squalificati quando ci si alza dai blocchi con un tempo di reazione inferiore a 0.100 secondi. Si corre in corsia e, senza addentrarsi troppo nel tecnico, bisogna fare attenzione a non invadere la corsia altrui, pena la squalifica.

Per quasi diciassette anni il record del mondo ha parlato italiano: Pietro Mennea, Città del Messico 1979, il leggendario 19.72 che ancora oggi resiste come primato europeo. Come record mondiale era stato battuto dallo statunitense Michael Johnson (1996) e poi, tra il 2008 e il 2009, dal mito giamaicano Usain Bolt, unico con tre ori olimpici nella specialità: 19.30 ai Giochi di Pechino, quindi 19.19 ai Mondiali di Berlino.
Tra le donne, la più veloce di ogni epoca è la statunitense Florence Griffith-Joyner (21.34 a Seul 1988), mentre in chiave europea nessuna ha mai fatto meglio del 21.63 dell’olandese Dafne Schippers a Pechino nel 2015.

Roma rievoca soprattutto il trionfo olimpico di Livio Berruti ai Giochi del 1960, nella magnifica edizione a cinque cerchi della Capitale. Allo stadio Olimpico anche la vittoria di Mennea agli Europei del 1974 bissata quattro anni dopo a Praga. Sul podio dei 200 metri di Città del Messico 1968, il pugno chiuso avvolto nel guanto nero mostrato da Tommie Smith e John Carlos è diventato il simbolo della lotta al razzismo e una delle immagini più iconiche dell’intero Novecento.